9 Novembre 2024

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Tutto il mondo è paese: dalla lavorazione della terracotta di Rutigliano all’arte scultorea africana

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Tutto il mondo è paese”: così recita un celebre detto italiano traboccante di interculturalità.

Siamo davvero così diversi da un capo all’altro del mondo o c’è un sottile, lunghissimo filo rosso che ci lega tutti indissolubilmente?

I beneficiari delle Comunità del Progetto SAI minori hanno creato un meraviglioso ponte culturale per rispondere a questa domanda, usando l’arte come speciale mezzo comunicativo nel laboratorio di creazione di fischietti in terracotta, tenutosi in occasione della Festa dei Popoli 2024, sotto la sapiente guida del figulo Paolo Didonna. L’artigiano, figlio della folkloristica tradizione rutiglianese, fa di questa arte, tramandata in famiglia da generazioni, la sua passione e professione e ha insegnato, con grande dedizione, agli ospiti delle nostre strutture le tecniche di lavorazione della terracotta ai fini della realizzazione di manufatti unici nel loro genere.

L’arte di modellare l’argilla è, nel territorio rutiglianese, antica quanto la stessa storia della presenza dell’uomo in questo territorio: risalgono addirittura al Neolitico, ben ottomila anni fa, i segni  dell’antropizzazione lungo le lame; fra i reperti rinvenuti nelle campagne di scavo archeologico, in gran numero sono i resti di contenitori in argilla decorati ad impressioni a crudo, prodotti per contenere soprattutto grano e orzo.

Una produzione ceramica favorita dalla copiosa presenza nell’area di Rutigliano di un tipo particolare di argilla dalle sfumature rossicce: la «terra rossa», che tanta fortuna ha rappresentato per l’economia di questo territorio; celebre, invero, è la festa rutiglianese di Sant’Antonio Abate, nel corso della quale, ogni anno, in concomitanza con l’inizio del Carnevale, si tiene la “Fiera dei Fischietti”, caratteristici per le forme e i colori che li contraddistinguono. Ai fini della valorizzazione di tale arte, dunque, i beneficiari hanno dato forma ai peculiari “galli-fischietto”, precipuo simbolo di amore e fecondità, che, tradizionalmente, i contadini donavano alle proprie spose in segno di una felice unione coniugale e come auspicio per il futuro.

Interessante, finanche sorprendente, l’approccio partecipativo e propositivo dei beneficiari del Progetto SAI, mostratisi accoglienti rispetto all’acquisizione di una tradizione della nostra cultura, ma altresì desiderosi di raccontare e condividere la propria: basti pensare all’arte scultorea africana, anch’essa legata alla lavorazione della terracotta, certo una delle più antiche del mondo, pervasa da simbolismi, spiritualità e profondo senso di connessione con la natura, tanto da essere ritenuta un vero e proprio atto sacro che, rappresentando spiriti, divinità e antenati, accompagna frequentemente riti e cerimonie religiose; note per forme, colori e complessità tecnica e spirituale sono, infatti, le maschere e le statuette di origine africana, connotate da estremo realismo e precisione anatomica, che portano con sé tutta la tradizione e la cultura di cui sono pregne.

Alla luce di questo ricco bagaglio culturale, ma certo anche emotivo, esprimendo creatività, accoglienza e una punta di nostalgia, il laboratorio è stato grande occasione di unione, accoglienza e desiderio di integrazione biunivoca: ed ecco che, nel connubio ludico di scambio tra l’Africa e l’Italia, davvero tutto il mondo è paese!

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