Ci sono storie che non fanno rumore, ma che raccontano più di mille statistiche; è il caso di quanto raccontato in “Tra attesa e fiducia, la storia di Nuha”, un articolo della rivista “SAI OLTRE?“, nel quale, partendo da un percorso di inclusione riuscito, c’è modo di riflettere su come attese e rinvii incidano sul raggiungimento degli obiettivi.

In Italia ci sono storie che non fanno rumore, ma che raccontano molto più di mille statistiche. Sono storie di giovani arrivati da lontano, spesso minorenni, spesso soli, che affrontano un nuovo inizio in un Paese che non conoscono, senza punti di riferimento, senza voce.
Quella di Nuha è una di queste. È arrivato in Italia dopo un viaggio lungo, segnato dalla libertà assoluta di chi non ha mai conosciuto le regole e dalla ribellione di chi non ha mai potuto fidarsi di nessuno.
«Non conoscevo le regole, non le accettavo, così come mi hanno sempre insegnato, e così come sono sempre cresciuto», racconta oggi, con la maturità di chi ha imparato che la libertà, per essere vera, ha bisogno anche di confini giusti.
L’arrivo in Italia è stato un momento di rottura. Nuha si ritrova solo, in un Paese silenzioso e sconosciuto, circondato da lingua e persone a lui sconosciute. Ma proprio da lì, da quel disorientamento, è iniziato il suo cambiamento.
Il passaggio in una comunità educativa è stato il primo punto di svolta: «L’unica cosa che mi ha aiutato è stata una decisione semplice, forse la prima da adulto: affidarmi.»
Da quel momento, decide di affidarsi a chi conosce il territorio, a chi crede in lui. Va a scuola, si impegna e inizia a costruire un’identità diversa. Ma il cammino non è stato facile. Uno degli ostacoli più grandi è stato il tempo: quello necessario per ottenere i documenti, per trovare un tirocinio, per iniziare a lavorare.
Un tempo spesso troppo lungo, fatto di attese che mettono a dura prova la motivazione di ognuno di loro.
E qui si apre una riflessione più ampia, che va oltre la storia di Nuha e che riguarda la storia di tutti: quanto possono incidere i lunghi tempi di attesa nel percorso di integrazione dei minori stranieri e dei giovani migranti?
Le pratiche per il permesso di soggiorno, le difficoltà burocratiche, la lentezza nell’attivazione dei tirocini o dei percorsi di inserimento lavorativo sono spesso ostacoli che rallentano, o addirittura bloccano, percorsi che invece potrebbero sbocciare con il giusto sostegno. L’attesa diventa un limbo in cui tanti ragazzi rischiano di perdersi.
Oggi Nuha guarda il passato con orgoglio: è qui che ha imparato il valore dell’attesa. Ha trovato il tirocinio che cercava, ha raggiunto molti dei suoi obiettivi e oggi è soddisfatto di ciò che fa e di chi è diventato.
«Chi mi ha conosciuto prima lo dice chiaramente: non è lo stesso Nuha di prima. E io lo so, sono cresciuto, sono diventato un ragazzo diverso, che ha fiducia e che lavora per costruire, a piccoli passi, un futuro migliore.»
Nuha oggi ha un sogno semplice: lavorare, costruire una famiglia e avere una casa. E quando guarda avanti, si vede ancora qui, in Italia, e se potesse parlare al Nuha di dieci anni fa, direbbe una sola cosa: «Non ti arrendere».
A cura di Nuha S. e Siria G.