9 Maggio 2025

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Prendersi cura dell’orto: aspetti educativi e reazioni emozionali

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L’arrivo della primavera e l’inizio della fioritura delle piante, sotto un sole più caldo e luminoso, annunciano l’intensificarsi delle pratiche di orticoltura e una maggiore dedizione alle attività di giardinaggio. Tra i progetti con funzione educativa, socializzante e ricreativa, svolti a favore di minori stranieri non accompagnati, nell’ambito del progetto SAI MSNA, presso la comunità educativa Casa Shalom, si annovera la realizzazione e la coltivazione di un piccolo orto in cassette di plastica e in vaso.

Ma quale azione educativa mira a perseguire e, consequenzialmente, quale tipo di reazioni di carattere emotivo può suscitare, nei beneficiari, la cura di un orto? Gli obiettivi educativi individuati sono: l’aumento dell’autostima individuale e lo sviluppo del senso di autoefficacia; prendersi cura di uno spazio comune favorisce il senso di responsabilità, personale e collettiva, e di utilità sociale, rafforzando così la stima di sé e la percezione delle proprie capacità e potenzialità. La condivisione di un “pezzetto di terra” determina un aumento delle interazioni sociali e dei momenti di confronto; la scelta delle piante e la loro collocazione, le attività di rinvaso e concimazione, le operazioni di potatura e innaffiamento, comportano la presa di decisioni comuni, attivando un concreto processo di partecipazione alle scelte collettive e avviando un percorso graduale e progressivo di autonomia decisionale, estremamente utile, anche ai fini del superamento delle indecisioni e delle difficoltà quotidiane.

La creazione di spazi condivisi e la costruzione di socialità risultano essere di rilevante importanza, all’interno di un contesto comunitario, giacché rafforzano la fiducia reciproca, favoriscono lo scambio di idee e di esperienze e consolidano il senso di appartenenza e coinvolgimento, sia attraverso la fissazione e il raggiungimento di obiettivi comuni, sia attraverso la condivisione dei risultati ottenuti. Non da ultimo, le esperienze a contatto con il verde costituiscono un’occasione preziosa di apprendimento della capacità del “saper attendere”; l’attesa dello spuntare dei germogli e della crescita delle piante consentono di comprendere l’importanza di rispettare i tempi della natura, dettati dalla ciclicità delle stagioni, e insegnano a pazientare dinanzi al lento mostrarsi dei primi frutti, determinando un maggior grado di soddisfazione ed entusiasmo per il lavoro svolto, in contrasto con la logica dirompente, in particolar modo tra le nuove generazioni, del “tutto e subito”.

L’aspetto più interessante e significativo di questa esperienza concerne le diverse emozioni suscitate e osservate nei partecipanti, che meritano di essere lette con particolare attenzione; i colori e i profumi dell’orto possono richiamare alla memoria momenti dell’infanzia o eventi del passato, come l’esperienza stessa del viaggio via terra per arrivare in Italia, rievocando emozioni forti e nostalgiche legate a tempi trascorsi, persone incontrate e luoghi lontani. Il prendersi cura delle piante, in contesti comunitari in cui è il beneficiario a ricevere le cure necessarie per il suo percorso di crescita, può determinare un’inaspettata inversione di ruoli nei compiti di accudimento, sviluppando un senso di amorevole premura e forte attaccamento nei confronti di quell’angolo di verde. La possibilità di ricercare i semi e le piante dei propri paesi di provenienza, come ad esempio il peperoncino originario dell’Africa, può aiutare positivamente ad affrontare lo sradicamento dalla propria terra e a mettere nuove radici, favorendo la costruzione di un senso di appartenenza e della propria identità sociale.

La bellezza di veder germogliare e prendere forma una realtà, dinanzi ai propri occhi, infonde inevitabilmente gioia e coraggio per guardare al futuro con maggior fiducia e speranza.

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