C’è un angolo di Puglia in cui il silenzio non è più un’opzione. Dove le storie di sfruttamento non vengono più ignorate, ma ascoltate, condivise, denunciate. È il cuore del ciclo di eventi afferenti al progetto “La Puglia non Tratta”, che ha preso vita nel capoluogo pugliese, in data 10 e 11 giugno, con momenti di confronto profondamente necessari.
Nel corso delle due giornate di convegno, sono stati presentati i dati e gli esiti delle prime sei edizioni (2016-2025) del progetto, promosso dalla Regione Puglia in collaborazione con nove soggetti attuatori (Coop. CAPS – attuale capofila, Coop. Comunità Oasi2 San Francesco, Coop Atuttotenda, APS Giraffa, Coop Medtraining, Ass. Micaela, Ass. Comunità Papa Giovanni XXIII, APS MondoNuovo, Consiglio Italiano Rifugiati CIR Lecce) e finanziato dal Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Diverse le figure istituzionali e di spicco intervenute nel corso dei lavori, quali la vicesindaca di Bari Giovanna Iacovone, il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, l’assessora regionale alla Cultura e Legalità Viviana Matrangola, il dirigente Sezione Sicurezza del cittadino, Politiche per le migrazioni e Antimafia Sociale della Regione Puglia Vitandrea Marzano, il neo-presidente di Croas Puglia Massimiliano Fiorentino, la consulente esperta del Dipartimento per le Pari Opportunità Francesca Nicodemi e Chiara Scipioni, Protection Associate Human Trafficking di UNHCR.
Una battaglia di civiltà
“La Puglia non Tratta” è un impegno concreto, portato avanti da enti pubblici, associazioni e operatori sociali, per contrastare il fenomeno della tratta di esseri umani e dello sfruttamento lavorativo e sessuale.
In questo contesto, le cifre non sono solo numeri, ma testimonianze tangibili di un impegno costante e capillare sul territorio.
Secondo gli ultimi dati raccolti, aggiornati al 31/03/2025, sono state effettuate dal 2017, n. 1888 uscite con le unità di strada in tutta la Puglia, e contattate n. 24159 persone. Di queste, circa il 60% sono donne, spesso giovanissime, provenienti da contesti di vulnerabilità estrema.
La Puglia, porta d’ingresso dell’Europa per molte persone migranti, è una regione esposta a questo fenomeno. Ma sta diventando anche protagonista della sua denuncia e del suo superamento.
Incontri, testimonianze, dati: un programma che lascia il segno
Il calendario è stato fitto: dati, testimonianze, progetti, ma soprattutto storie, motivo per il quale è stato proiettato il videospot LPNT diretto da Alessandro Piva e un estratto del podcast WelfarePost | SALL – Il caporalato, una condizione disumana. L’obiettivo è quello di creare una comunità dal volto umano e rafforzare le alleanze tra i soggetti coinvolti.
Lungo questo percorso fatto di ascolto e azione, è emerso con forza un messaggio: dietro ogni intervento c’è una persona, un vissuto, una possibilità di riscatto.
Chi agisce in prima linea lo fa con coraggio e determinazione. Operatori sociali, volontari, forze dell’ordine e istituzioni hanno portato alla luce storie che meritano di essere raccontate, ma soprattutto affrontate con risposte concrete.
Dopo una prima giornata di Convegno presso Spazio Murat, i lavori si sono spostati ad Amaranta Drop House, una struttura confiscata alla mafia e oggi del Comune di Bari. Qui le operatrici e gli operatori di contatto dell’Azione di Sistema Interregionale Indoor si sono ritrovati, dando vita a una vera e propria comunità di pratica, per riflettere e rafforzare il valore di un intervento discreto ma quotidianamente incisivo. Il tutto con il supporto e la guida della counselor Luciana Cappabianca del Telefono Amico di Napoli.
Un impegno che riguarda tutti
“La Puglia non Tratta” ci ricorda che dietro i numeri ci sono volti, sogni, ferite, possibilità. E che combattere la tratta non è un tema da specialisti, ma una responsabilità collettiva.
Perché ogni atto di sfruttamento è una ferita per tutta la società. E ogni persona liberata è una speranza che riparte.





