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Il diritto all’abitare: un diritto negato nella Costituzione italiana

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Nel tessuto intricato della società contemporanea, il diritto all’abitare emerge come un nodo cruciale nel dibattito sulla giustizia sociale e sui diritti umani. È pacifico supporre che, nell’ormai consolidato immaginario collettivo, la casa rappresenti un rifugio sicuro e un luogo di conforto, il fulcro della vita privata e familiare dove ogni individuo può aspirare alla piena realizzazione di se stesso. Tuttavia, per molte persone, la casa rimane un’aspirazione irraggiungibile. La mancanza di accesso a un’abitazione adeguata, che dovrebbe essere garantita a tutti e tutte, non rappresenta solo una privazione materiale o giuridica ma prefigura un vulnus che colpisce direttamente la dignità umana e limita la partecipazione piena alla vita sociale ed economica della società.

diritto all'abitare

È sorprendente notare che, ancor oggi, il diritto all’abitare non trovi ancora spazio esplicito nella nostra Costituzione, nonostante la sua importanza fondamentale sia affermata in impegni internazionali ratificati dal nostro Paese e anche indirettamente in alcune sentenze della Corte Costituzionale. Negli anni, infatti, i giudici della Corte hanno cercato di colmare questa lacuna attraverso richiami giurisprudenziali significativi. A titolo di esempio, nella sentenza n. 49/87, la Corte ha riconosciuto il diritto all’abitazione come un diritto sociale fondamentale, collegandolo al principio della dignità della persona (art. 2 della Costituzione) e al principio dell’uguaglianza sostanziale (art. 3 della Costituzione). In un’altra sentenza chiave, la n. 217/88, la Corte ha dichiarato che il diritto all’abitazione è un elemento essenziale della tutela della dignità umana e del diritto alla vita. Ancora, nella recentissima pronuncia del Consiglio di Stato, la sentenza n. 4207 del 2017, ha ribadito che il diritto all’abitazione deve essere garantito anche nelle politiche di edilizia pubblica e sociale, assicurando criteri di assegnazione degli alloggi che rispettino i principi di trasparenza, equità e non discriminazione.

I pronunciamenti giurisprudenziali hanno aperto, negli ultimi anni, la strada a una riflessione approfondita sulla necessità di inserire esplicitamente il diritto all’abitare nella Costituzione Italiana. Attraverso un’interpretazione estensiva dei principi costituzionali e delle norme, si può comprendere il diritto all’abitare in tutta la sua complessità. Questo diritto non solo deve diventare il fulcro del dibattito pubblico e politico, ma deve essere riconosciuto come un diritto sociale fondamentale.

In tal senso, affermare il diritto all’abitare come diritto costituzionale richiede di sottolineare il ruolo cruciale delle istituzioni pubbliche nella progettazione e gestione delle politiche abitative. Le istituzioni devono essere protagoniste nella promozione dell’uguaglianza, garantendo che ogni individuo abbia accesso a un’abitazione adeguata e dignitosa. Tuttavia, è altrettanto importante riconoscere il ruolo delle comunità locali, che devono essere coinvolte attivamente nella gestione e nella promozione delle soluzioni abitative.

In movimento per il Diritto all’Abitare

Nel contesto urbano, dove le risorse abitative sono limitate e la densità demografica è elevata, il diritto all’abitare assume un’importanza ancora maggiore. Le politiche abitative devono essere progettate non solo per fornire un tetto sopra la testa, ma anche per promuovere la coesione sociale, ridurre le disuguaglianze e favorire la partecipazione democratica della comunità. Il ruolo delle amministrazioni riveste carattere di necessità, nonché di urgenza, nell’adozione di politiche concrete come la costruzione di alloggi accessibili, il potenziamento dell’edilizia residenziale pubblica, il sostegno agli affitti per le famiglie a basso reddito e la protezione dei diritti degli inquilini. Per tradurre il diritto all’abitare in realtà, le politiche abitative devono essere integrate e inclusive, mirate a soddisfare le diverse esigenze della popolazione.

In questo panorama, il Social Forum dell’Abitare, svoltosi a Bologna lo scorso aprile, rappresenta un punto di svolta significativo. Il forum ha avviato un percorso di partecipazione che ha coinvolto centinaia di persone e organizzazioni, tutte accomunate dalla consapevolezza dell’urgenza di mettere al centro dell’agenda sociale e politica nazionale e locale il tema del diritto all’abitare. Dall’incontro è nato “Abitare in Movimento”, un nuovo movimento orizzontale che tiene connesse reti sociali, sindacali, studentesche, della finanza etica, della ricerca scientifica, del terzo settore e dell’attivismo ambientalista, femminista, LGBTQIA+ e antirazzista.

Il movimento si muove su alcune linee di fondo condivise: il protagonismo delle istituzioni pubbliche nella programmazione e nell’investimento per la realizzazione di nuovi alloggi; la necessità di dotarsi a livello nazionale e locale di una legislazione che permetta l’uso dei beni comuni a fini abitativi e sociali da parte delle comunità territoriali; l’esigenza di aumentare la disponibilità degli alloggi riducendo l’impatto degli affitti brevi e a libero mercato; e infine l’accorato bisogno di territori accoglienti e di politiche di rigenerazione che rendano le periferie vivaci e vivibili, tenendo insieme le politiche di welfare e quelle ambientali, coniugando diritti individuali e collettivi.

È altresì importante, ma non sufficiente, il ruolo della società civile e delle organizzazioni non governative nel promuovere il diritto all’abitare attraverso iniziative di sensibilizzazione e sostegno diretto alle persone che vivono in stato di marginalizzazione sociale o in contesti di disagio abitativo. In un momento in cui il concetto di diritti umani universali è messo alla prova da sfide globali (Covid-19 e crisi climatica per rendere l’idea) è più importante che mai ribadire il principio fondamentale che ogni individuo ha il diritto di vivere in condizioni di dignità e sicurezza.

Verso una garanzia Costituzionale del diritto alla casa

Alla luce delle sfide contemporanee e delle trasformazioni sociali ed economiche, diventa imprescindibile riconoscere e garantire costituzionalmente il diritto all’abitare. La crescente disuguaglianza sociale e la crisi economica globale hanno reso evidente quanto sia essenziale assicurare che ogni individuo abbia accesso a un’abitazione adeguata e dignitosa.

Includere esplicitamente questo diritto nella Costituzione italiana non solo rafforzerebbe l’impegno dello Stato verso i suoi cittadini, ma fornirebbe anche una base giuridica solida per l’implementazione di politiche abitative efficaci. Tale riconoscimento contribuirebbe a garantire che le leggi e le politiche nazionali siano orientate a proteggere e promuovere il diritto all’abitare, in linea con i principi di dignità umana e uguaglianza sostanziale. Il diritto all’abitare, costituzionalmente garantito, diventerebbe un pilastro centrale nel quadro dei diritti sociali, imponendo alle istituzioni pubbliche un dovere di intervento attivo nella pianificazione e realizzazione di politiche abitative che siano eque, sostenibili e inclusive.

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