Il crack è una delle droghe più discusse e temute perché unisce due caratteristiche letali: è una sostanza potentissima e agisce in tempi rapidissimi. Si tratta di una forma di cocaina resa fumabile, ottenuta mescolando la polvere con bicarbonato o ammoniaca. Il risultato sono piccoli cristalli bianchi o giallastri che, una volta fumati, arrivano al cervello in pochi secondi.
Questa rapidità spiega molto della sua pericolosità. L’effetto, infatti, è immediato ma dura pochissimo, spesso non più di dieci minuti. Ciò spinge chi lo consuma a ripetere subito l’assunzione, innescando una spirale di uso compulsivo che può portare in fretta a una dipendenza molto difficile da controllare.
Rischi e conseguenze
Sul corpo, il crack agisce come una vera e propria tempesta. Il cuore lavora sotto stress: aumenta la pressione, il battito accelera, i vasi sanguigni si restringono. Anche una sola assunzione può scatenare un infarto o un ictus, senza preavviso, persino in persone giovani e sane. I polmoni, esposti al fumo tossico, subiscono danni che possono trasformarsi in bronchiti croniche.

Ma non è solo il fisico a vacillare. La mente viene travolta da un’altalena violenta di emozioni e sensazioni: euforia e senso di potenza lasciano spazio ad ansia, paranoia, irritabilità. Alcuni sperimentano addirittura allucinazioni, come la sensazione di insetti che strisciano sulla pelle. Finito lo “sballo”, arriva il cosiddetto “crash”: depressione, stanchezza estrema e una fortissima voglia di riprendere la sostanza. È questo meccanismo, basato sul rapido rilascio e sul blocco della dopamina nel cervello, che rende il crack così altamente assuefacente.
Nel lungo periodo, i danni diventano ancora più evidenti. Il cuore resta fragile, i polmoni compromessi, il cervello può riportare lesioni che portano a declino cognitivo e rischio di demenza precoce.
I rischi principali del crack si possono riassumere così:
cuore sotto stress: infarto e ictus sono tra le complicazioni più frequenti;
mente in tilt: ansia, paranoia, allucinazioni e forte depressione dopo l’uso;
corpo che crolla: perdita di peso, insonnia, isolamento e danni permanenti a organi vitali.
Eppure, nonostante tutto questo, il crack continua ad attirare proprio perché offre una sensazione immediata e intensa. È un inganno crudele: promette euforia e libertà, ma regala solo catene sempre più strette.
A chi chiedere aiuto?
La buona notizia è che non si è soli in questo percorso. Esistono servizi specializzati, gratuiti e riservati, che possono accompagnare chi vive questa difficoltà verso un recupero reale. Terapie psicologiche, gruppi di supporto e percorsi medici aiutano a disintossicarsi e a ricostruire la propria vita.
A Bari, ad esempio, si può contattare l’Unità di Strada “Care for People” (unitadistrada@coopcaps.it) o il SER.D – Dipartimento per le Dipendenze Patologiche (Via Oberdan 18/E, tel. 080 5844402 / 080 5844421, serd.bari@asl.bari.it).
Chiedere aiuto non è segno di debolezza, ma un atto di grande coraggio. Il crack è una trappola rapida e pericolosa, ma nessuno deve affrontarla da solo. Parlare, condividere, farsi sostenere è il primo passo per spezzare la spirale e tornare a respirare davvero.